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Scongelamento di embrioni:  tutto ciò che è importante sapere sulla devitrificazione

Scongelamento di embrioni: tutto ciò che è importante sapere sulla devitrificazione

Ottenere lo scongelamento embrionale in modo semplice, sicuro e con buoni risultati permette ottimizzare i trattamenti di riproduzione assistita. Ciò è possibile grazie alla devitrificazione nei laboratori di fecondazione in vitro (FIV).

In cosa consiste lo scongelamento di embrioni?

Lo scongelamento di embrioni è il processo mediante il quale si recupera la temperatura fisiologica degli embrioni e si sostituiscono le molecole crioprotettive (che hanno permesso la conservazione a -196ºC) con acqua intracellulare riattivando così l’attività biologica.

Quali tecniche di scongelamento di embrioni esistono?

La tecnica di scongelamento embrionale dipende da come sia stato effettuato il congelamento precedentemente. Esistono due tecniche di crioconservazione: congelamento lento e vitrificazione. Nella prima di produce la formazione di cristalli di ghiaccio in modo controllato utilizzando basse concentrazioni di crioprotettori e una diminuzione progressiva dalla temperatura affinché nello scongelamento si possa recuperare la temperatura fisiologica in modo graduale e lento sostituendo i crioprotettori con acqua.

La vitrificazione, invece, consiste nell’evitare la formazione di ghiaccio attraverso l’aumento della concentrazione di crioprotettori e della velocità di raffreddamento. Durante la devitrificazione quindi si produce un riscaldamento rapido (da -196ºC a 37ºC in meno di 1 secondo) e i crioprotettori vengono sostituiti da acqua fino a completarsi.

Il tasso di sopravvivenza degli embrioni e le possibilità di gravidanza migliorano a seconda della tecnica di scongelamento utilizzata?

Sebbene esistano entrambe le tecniche descritte previamente, gli eccellenti risultati ottenuti con la vitrificazione/devitrificazione rendono questa metodologia una delle preferite nei laboratori di  FIV, con un tasso di sopravvivenza quasi del 100%.

Ad ogni modo, la possibilità di ottenere una gravidanza non dipende solo dalla tecnica di crioconservazione, ma anche dalla qualità degli embrioni e lo stato dell’endometrio, sebbene la sopravvivenza dopo la devitrificazione non fornisca una prognosi migliore a lungo termine in quanto aumenta il numero di embrioni disponibili.

Quanto tempo ci impiegano gli embrioni a scongelarsi?

Il processo di devitrificazione embrionale è relativamente rapido e dura circa 15 minuti. Ad ogni modo, è importante tener presente che alcuni mezzi utilizzati devono essere a 38ºC, per cui è necessaria una preparazione previa associata al procedimento.

Quanto tempo può trascorrere dalla devitrificazione degli embrioni al trasferimento nell’utero materno?

Il tempo che deve trascorrere dal momento in cui vengono devetrificati gli embrioni al trasferimento dipende dal giorno di sviluppo in cui sono stati vitrificati e la fase in cui si devono trasferire.

  • Se vengono vitrificati in D+3 e si vuole trasferire in D+3, si devitrifica il giorno stesso del trasferimento nell’utero materno.
  • Se vengono vitrificati in fase di blastocisto, si devitrifica il giorno stesso del trasferimento nell’utero materno.
  • Se vengono vitrificati in D+3 e si vuole trasferire in D+5, sarà necessario devetrificare due giorni prima del trasferimento e aspettare che gli embrioni continuino il proprio sviluppo.

In qualsiasi caso, è importante devitrificare gli embrioni qualche ora prima del criotrasferimento per valutare correttamente la sopravvivenza durante la procedura.

Quando annida un embrione proveniente da un trattamento di congelamento e successivo scongelamento?

L’annidamento è il processo in cui l’embrione e l’endometrio entrano in contatto e inizia la gravidanza. Questa unione si produce 6-7 giorni dopo la fecondazione quando l’embrione è in fase di blastocisto e il suo stato è identico a qualsiasi altro embrione, previamente crioconservato o no.

Le possibilità di una gravidanza evolutiva sono differenti nel caso di embrioni freschi o crioconservati?

È importante tener presente che la probabilità di gravidanza in un ciclo di FIV dipende da numerosi fattori ed è importante personalizzare il trattamento.

Tempo fa, i risultati ottenuti con embrioni criopreservati erano leggermente inferiori rispetto a quelli con embrioni freschi. L’ottimizzazione delle tecniche di crioconservazione ha reso i risultati simili in entrambi i processi.

Inoltre, in alcuni casi, l’uso della strategia freeze all offre risultati migliori rispetto al trasferimento di embrioni freschi grazie alla preparazione ottimale dell’endometrio.

Il tempo di vitrificazione degli embrioni è un fattore determinante?

La vitrificazione è una tecnica relativamente recente e i possibili effetti sono ancora in fase di studio. Vari studi hanno dimostrato che il tasso di sopravvivenza e annidamento degli embrioni criopreservati per anni in azoto liquido non diminuisce con il passare del tempo.  Difatti, vari bambini sono nati dopo lo scongelamento di embrioni crioconservati per più di 20 anni.

Come influisce sulla salute del bambino il fatto che provenga da un embrione congelato?

Durante lo sviluppo del bambino influiscono numerosi fattori difficili da analizzare individualmente (età materna, peso materno, ambiente di sviluppo, causa sterilità, ecc.). I dati sulla salute dei bambini nati dopo lo scongelamento embrionale sono continuamente revisionati e analizzati. Diversi studi analizzano alcune differenze tra questi tipo di embrioni e quelli trasferiti freschi rispetto al peso del feto alla nascita, sebbene non sia ancora possibile dimostrare altre ripercussioni sulla salute del neonato.

Si può congelare un embrione proveniente a sua volta da un ovocita (ovulo) congelato?

Sì. La vitrificazione embrionale è possibile se l’embrione raggiunge lo stato desiderato con una buona qualità indipendentemente dall’origine dei gameti che hanno dato origine all’embrione. È anche vero che la crioconservazione, come del resto le altre procedure effettuate nel laboratorio di FIV, causano un certo stress ai gameti o embrioni, per cui è importante che le tecniche utilizzate siano valutate in modo personalizzato.

Laura Cascales, biologa nell’Instituto Bernabeu

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