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Tumore al seno e fertilità

Tumore al seno e fertilità

Il tumore al seno è il tumore maligno più frequente nella donna e la principale causa della mortalità femminile per cancro al mondo.

Negli ultimi anni vi è stato un incremento di questa patologia in età precoce, sebbene i progressi medici hanno aumentato il tasso di sopravvivenza in casi di tumore al seno raggiungendo l’85%. Questo dato, unito ad un’evidente maternità ritardata causa l’aumento di donne la cui capacità riproduttiva cambia e non sono in grado di avverare il proprio sogno di diventare genitore.

La preoccupazione per conservare la fertilità prima di ricorrere a trattamenti potenzialmente gonadotossici (che danneggiano in modo parziale o totale le ovaie) in pazienti con tumore al seno è importantissimo per gli esperti in medicina riproduttiva, oncologi e per le pazienti stesse.

Mancano informazioni su come conservare la fertilità. Il 25% dei pazienti non pone questa domanda e il 56% dei professionisti non prevede di fornire queste informazioni (per ignoranza o altre cause).

La gonadotossicità dipende da molteplici fattori quali: l’età del paziente, i farmaci utilizzati o la loro associazione, la dose del farmaco, ecc. Possiamo e dobbiamo informare sulla possibilità di preservare la fertilità.

Come posso conservare la mia fertilità? 

I progressi nell’ambito della stimolazione ovarica, fecondazione in vitro e criobiologia permettono di crioconservare il tessuto ovarico, embrioni e ovociti. L’efficacia e la sicurezza delle tecniche di crioconservazione degli ovociti e degli embrioni sono notevolmente aumentate e dovrebbero essere valutate nel contesto specifico della paziente con cancro al seno.

La crioconservazione del tessuto ovarico è la tecnica scelta da molte donne in età prepuberale (non hanno ancora avuto le prime mestruazioni). Consiste nell’estrarre mediante chirurgia laparoscopica una parte del tessuto ovarico (ricco di follicoli primordiali) per l’autotrapianto che avverrà in un secondo momento. Si è ancora in fase sperimentale anche se sono già nati bambini con questa tecnica.

È molto importante fornire ottimi consigli al paziente e scegliere la tecnica in grado di offrire i migliori risultati a seconda dei casi.

È possibile eseguire la stimolazione ovarica senza aumentare il rischio di cancro al seno? 

Sì, è possibile. Alcuni studi parlano dell’aumento del rischio di cancro al seno dopo un determinato numero di stimolazioni, ma non sono dati significativi e non hanno la struttura corretta in quanto sarebbe necessario confrontare le pazienti con un gruppo di controllo sterile non sottoposto a trattamento (e questo non è eticamente possibile).

Ci si può sottoporre ad una tecnica di riproduzione assistita (TRA) dopo una diagnosi e trattamento di tumore al seno? Quanto tempo è meglio aspettare?

La sicurezza della gestazione nelle pazienti con cancro al seno è stata messa in discussione a causa dell’alta frequenza di sensibilità ormonale di alcuni tumori epiteliali al seno (tumori con ricettori ormonali positivi). Secondo una meta-analisi di Azim, il rischio di morte legato a questa malattia era significativamente più basso nelle donne rimaste incinte dopo il trattamento rispetto alle donne che non cercavano o non raggiunsero una gestazione. Questo studio riafferma la sicurezza della gravidanza nelle pazienti con un’adeguata risposta al trattamento in cui per tanto è possibile conservare la fertilità per prevenire la tossicità germinale o la perdita di qualità della riserva ovarica.

E ‘necessario parlare con l’oncologo per sapere quando è stato superato il maggior rischio di ricaduta del tumore e poter quindi avere un figlio. Le dosi di estrogeni somministrati nei trattamenti di fertilità sono minime e si applica per periodi brevi, a seconda della funzione ovarica. Inoltre, le linee guida utilizzate per la stimolazione ovarica includono farmaci a basso dosaggio – adattati all’età, alla riserva ovarica, al peso e alle condizioni endocrine della paziente a cui vengono aggiunti farmaci con effetto antiestrogenico, selettivamente o sistematicamente, in grado di contrastare l’effetto sui tessuti target o di evitare la sintesi di estradiolo da parte dell’ovaio.

Infine, il Tamoxifen è il trattamento adiuvante standard nelle pazienti con carcinoma mammario precoce positivo per recettori ormonali. Questo farmaco è teratogeno (causa danni al feto), quindi deve essere sospeso circa 2 o 3 mesi prima di programmare una gravidanza.

Tutti questi dati devono essere presi in considerazione quando viene diagnosticato un cancro al seno in una donna che potrebbe non avere ancora avverato il proprio desiderio di diventare mamma. È importante che i professionisti in materia forniscano informazioni adeguate e complete. Attualmente è possibile implementare alcune delle tecniche di conservazione della fertilità disponibili senza alterare i tempi di trattamento e senza influenzare i risultati del trattamento oncologico e la prognosi della malattia.

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